Scritto dal giornalista Marco Grasso, 11:36 è l’unico podcast di inchiesta sul crollo
del Ponte Morandi. Basato sul materiale inedito delle intercettazioni e su testimonianze in
presa diretta di sopravvissuti ed esperti, ripercorre in sette puntate la catena di
mancanze, bugie e omissioni che ha condotto alla tragedia.
Disponibile gratuitamente su FQ Extra, sezione de ilfattoquotidiano.it, e su
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Music).

“Immagina se venisse fuori che i Benetton si sono distribuiti
200 milioni di euro nel momento peggiore della loro vita.

Sarebbe devastante, no?”

(Ermanno Boffa)
È il 4 febbraio 2020 e a parlare è Ermanno Boffa, marito di Sabrina Benetton.
Boffa parla dei dividendi stellari che non si sono interrotti nemmeno dopo la strage di
43 persone, dopo il crollo del Ponte Morandi di Genova.
Questo è uno degli audio esclusivi che potrete sentire ascoltando “11:36”, un
podcast che, a cinque anni di distanza, ricostruisce quei fatti attraverso le voci degli
stessi protagonisti: le intercettazioni inedite, le testimonianze di familiari delle
vittime, il ricordo dei soccorritori e di chi ha lanciato allarmi inascoltati, la cronaca
del processo che vede oggi imputate 59 persone, tra cui l’ex ad di Autostrade per
l’Italia Giovanni Castellucci.
Pochi eventi hanno una portata tale da trasformarsi in memoria collettiva: chiunque
ricorda dove fosse in quell’esatto istante, le 11:36 del 14 agosto 2018. Da quel
momento prende corpo una storia complessa e terribile: per i pm i report sulla
sicurezza erano falsificati, per consentire di massimizzare i profitti e tagliare i costi.

Questa è anche la storia di una concessione statale dove il privato ha ricevuto per
decenni grandi benefici senza dover restituire nulla in cambio alla comunità.
Attraverso le intercettazioni inedite messe agli atti del processo sul crollo del ponte,
e alle registrazioni delle telefonate tra i dirigenti delle varie aziende coinvolte nei
controlli, si racconta come la caduta del ponte sia stato un evento simile a
Chernobyl, che ha scatenato una guerra di tutti contro tutti scoperchiando un
sistema malato che ha messo il profitto al primo posto a scapito della sicurezza dei
cittadini.
Questa storia ha due finali. Uno è ancora aperto e lo scriverà il processo sulle
responsabilità penali in corso a Genova. L’altro è già scritto e ha un sapore amaro:
dopo aver minacciato la revoca delle concessioni, lo Stato si è ricomprato Aspi, per
oltre 8 miliardi. Un classico delle privatizzazioni all’italiana: i profitti ai privati, i debiti
alla collettività.

  1. Introduzione

Alle 11:36 del mattino del 14 agosto 2018, sotto una pioggia battente, il ponte
Morandi crolla. Nella tragedia muoiono 43 persone innocenti. Il crollo di un ponte è
un evento rarissimo: a cinque anni da questa vicenda, lontani dai riflettori, la giustizia
sta ancora cercando i colpevoli. In questa storia gli attori in gioco sono molti.

  1. Sociologia del sottoponte

Un po’ di storia. Inaugurato nel 1967, il ponte Morandi era un tempo motivo di
orgoglio per la gente che viveva nei quartieri di Sampierdarena e Certosa. Qui lo
chiamavano “il ponte di Brooklyn”, un simbolo di speranza, una porta che
collegava al resto del mondo una brutta periferia italiana. Oggi quello che rimane è
una distesa di fabbriche abbandonate, una ferita aperta nel cuore degli sfollati.

  1. Il crollo

Al momento del crollo sul viadotto Polcevera ci sono turisti, lavoratori, semplici
passanti. I loro destini si intrecciano in quel preciso istante. Raccogliamo le loro
storie e la voce di chi ha lavorato per anni sotto il viadotto e ha visto con i propri
occhi che qualcosa, da tempo, non andava.

  1. Tutti contro tutti

Attraverso le intercettazioni messe agli atti del processo sul crollo del ponte, e alle
registrazioni delle telefonate tra i dirigenti delle varie aziende coinvolte nei controlli,
si racconta come la caduta del gigante malato sia il risultato di una maledetta guerra
di tutti contro tutti.

  1. “Una banda de lazzaroni”

Il crollo del Ponte Morandi è stato anticipato da un’altra strage. Il 28 luglio del 2013,
ad Avellino, un pullman vola giù dal viadotto Acqualonga. A bordo ci sono 47
persone a bordo più l’autista. Moriranno in 40. Siamo a cinque anni dalla tragedia di
Genova. Alla guida di Autostrade per l’Italia è sempre Giovanni Castellucci, mentre
a eseguire i controlli per la manutenzione la società Spea controllata dal gruppo
Autostrade, quella che Gianni Mion, intercettato dalla GF, definirà “una banda de
lazzaroni”.

  1. Il sistema

Atlantia “è un merdaio”. Dice proprio così Alessandro Benetton intercettato dalla
Guardia di Finanza. Siamo nel gennaio del 2020. Del disastro della gestione delle
autostrade si parla ormai anche ai massimi vertici, tra gli azionisti. Lo schema di
holding attraverso cui i Benetton controllavano Autostrade è un sistema dove l’anima
finanziaria spolpa quella industriale.

  1. Paradossi

Dove prima c’era via Porro oggi c’è un parco con 43 alberi, uno per ogni morto nel
crollo del Ponte. L’hanno chiamata la radura della pace. Mentre la giustizia fa
lentamente il suo corso, la politica e gli affari si sono riorganizzati lasciandosi
Genova alle spalle. Dando vita a una serie dolorosa di paradossi.

Per ascoltare “11:36”

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