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Città della Salute Torino: telemedicina contro il Coronavirus

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La situazione di emergenza permane in tutta Italia, e Torino non fa eccezione: il Coronavirus sta paralizzando di fatto l’intero paese e l’emergenza sanitaria prosegue, anche nel capoluogo piemontese. Proprio per questo motivo negli ultimi giorni è emersa una nuova metodologia nella Città della Salute di Torino per mantenere un contatto costante con i pazienti e allo stesso modo agevolare i medici.

La nuova frontiera è la telemedicina

La nuova frontiera è infatti il ricorso alla telemedicina: in questo modo i medici hanno più tempo a disposizione e non sono obbligati a rischiare recandosi personalmente presso le case dei pazienti, che potrebbero essere infetti, ma al tempo stesso hanno modo di monitorare costantemente i loro parametri e fornire consigli e giudizi. Chiamate, videochiamate o messaggi: ecco come i medici di Torino si attrezzano contro il Coronavirus.

Torino: ancora chiusi tutti i musei e i luoghi di cultura in Piemonte

Prosegue il periodo di clausura forzata anche per l’arte, in questo momento così inaspettato e irreale che pervade l’Italia: non solo la provincia di Torino ma tutto il Piemonte vedrà i propri luoghi di cultura, istituti e musei chiusi fino a data da destinarsi.

Le indicazioni dei decreti

Il decreto dell’8 marzo 2020 era stato già chiaro sulla questione, ma questa è stata ripresa anche in quelli successivi fino ad arrivare a quello del 1 aprile. Essendo vietata l’uscita dalle proprie abitazioni a tutti i cittadini, se non per motivazioni strettamente necessarie, ecco che tutti i luoghi dedicati all’arte non hanno più motivo di restare aperti per tutta la durata di questo periodo. Allo stesso modo, si confermano sospesi tutti gli eventi, inclusi spettacoli teatrali e cinematografici.

Torino e l’amore per la cultura: l’iniziativa “biglietto sospeso”

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Nella attuale situazione la pandemia di Coronavirus sta minando in maniera importante tutti i settori della società, italiana e non solo: tra questi, anche quello legato al turismo e alla cultura. Ecco che proprio il mondo di arte e cultura ha però voluto riconoscere la primaria importanza della sanità, organizzando varie iniziative: per esempio, il “biglietto sospeso”.

L’iniziativa “biglietto sospeso”

Di che cosa si tratta? L’iniziativa è stata promossa dalle associazioni CulturaItaliae e meetCULTURA e consiste nell’acquisto da parte dell’utente di un normale biglietto di ingresso: questo però non darà in questo momento accesso ai vari luoghi (musei e simili) ma andrà a supporto degli enti e dei professionisti una volta che l’emergenza sarà finita. Insomma, una sorta di donazione per i luoghi che ci hanno fatto innamorare di arte e cultura.

La Juve in Champions: e se il problema non fosse la mancanza del Dna europeo

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Non c’è dubbio che quando si parla di Champions League, qualsiasi tifoso della Vecchia Signora ha un sussulto. Di solito, però, si tratta di emozioni piuttosto negative, che fanno venire in mente le tante finali che sono state perse nel corso degli ultimi anni.

Anche gli appassionati di scommesse sportive, che puntano su portali affidabili come su https://casino.netbet.it/, sanno alla perfezione quanto questa coppa si sia trasformata in un vero e proprio incubo per tutti i sostenitori bianconeri, ma alla fine anche per la stessa società e i suoi calciatori, che sembrano ormai incapaci di vincerla nuovamente dopo quella che è stata conquistata nel 1996, sulle ali di una squadra guidata in attacco da Vialli, Ravanelli e Del Piero, un trio eccezionale tutto italiano.

Non è il dna europeo il problema della Juventus in Champions

Una frase che viene ripetuta quasi come se fosse diventata un mantra. Ovvero, la Juve non ha il dna europeo. Anzi, se l’unica interpretazione possibile e accettabile quando si parla di dna europeo fosse quella relativa alla capacità di vincere le finali, allora il discorso filerebbe molto di più.

In fondo, basta guardare la storia della Juventus per capire come la società bianconera ha sempre raggiunto ottimi risultati dal punto di vista del percorso in Champions. Non si può arrivare in finale per ben nove volte in maniera del tutto casuale. Il problema, semmai, come detto in precedenza, è più che altro quello di averne vinte solamente due di finali. Il conto complessivo delle coppe europee vinte, su sedici finali che sono state disputate, è pari solo a cinque.

Insomma, ridurre tutto al concetto per cui alla Juve manca il dna europeo, chiaramente non ha alcun senso. Vorrebbe dire cercare di semplificare un problema che invece è molto più ramificato e complicato. La Juve ha un problema con le finali ed è vero, ma al contempo è giusto anche mettere in evidenza come la compagine bianconera è sempre stata grande protagonista nelle coppe europee. Un esempio su tutti: la Vecchia Signora è stata la prima squadra in tutto il mondo ad avere trionfato in tutte e tre le competizioni lanciate dalla Uefa.

In fondo, la Juve è arrivata per ben 21 volte in semifinale di Champions (comprendendo anche le partite di Coppa Campioni, quando si chiamava ancora così). Nel corso dell’ultimo trentennio è l’unica squadra, in compagnia del Real Madrid, ad aver preso parte a tre finali di fila, dal 1996 al 1998, tenendo conto che nel 1995 è andata in finale di Coppa Uefa.

La maledizione delle finali

Purtroppo per i tifosi bianconeri, l’unica cosa che non va in Champions League è la tendenza a perdere le finali. E le statistiche in tal senso sono davvero impietose. Dare una motivazione a questo problema non è semplice, ma di sicuro non si tratta di mancanza del dna europeo. Delle sette finali che la Juve ha perso, tre le ha giocate con compagini sulla carta senz’altro molto più forti, come nel caso del 1973, quando ha dovuto affrontare l’Ajax di Crujjf, oppure nel 2015 e nel 2017, rispettivamente contro Barcellona e Real Madrid.

In tutte e tre queste partite, in effetti, la Juve partiva come sfavorita. Le altre tre finali che sono state lasciate per strada, però, gridano decisamente vendetta. Clamorosa quella persa contro l’Amburgo nel 1983. Stesso discorso nel 1997, quando in fondo la partita fu anche dominata dai bianconeri, con la palla che però non voleva saperne di entrare e con i tedeschi che sfruttarono appieno tutte le occasioni da rete. Idem nel 1998, visto che il Real Madrid non era certamente al livello attuale.