RAPPORTO - 08/03/2011 | pagina della salute |
Donne, molto fumo e poco sport
Fumano, mangiano male, praticano poco
sport, ingrassano: il Rapporto Osservasalute 2010 punta il dito sulla salute
delle donne per la quale i dati forniscono un quadro allarmante. «Il dato
storico, che vedeva le donne più longeve e più in salute, sta iniziando a
subire delle modificazioni già largamente predette anche dalle passate edizioni
del Rapporto Osservasalute - spiega Roberta
Siliquini, ordinario di Igiene all'Università di Torino - La speranza di
vita alla nascita vede un incremento rilevante negli ultimi dieci anni,
incremento che tuttavia, contrariamente a quanto avvenuto in passato, è
maggiore per il genere maschile (1,1 anno per le donne a fronte di 1,8 per gli
uomini). Per di più la popolazione anziana, che per definizione necessita di
impegno socio-sanitario, è costituita da un 37% di donne sole e monoreddito».
Che la salute delle donne perda terreno si vede anche da altri dati: «Il tasso
standardizzato di mortalità per tumore e per malattie del sistema circolatorio
(le patologie killer dei nostri tempi) - sottolinea Siliquini - per quanto in
riduzione negli ultimi anni, vede ancora il genere femminile svantaggiato dal
momento che l'andamento mostra una riduzione molto più forte per il genere
maschile». Tutti dati correlati a mutamenti comportamentali che, nel tempo,
stanno portando il genere femminile ad avere fattori di rischio tipicamente
maschili: «Si pensi all'abitudine al fumo - dice Siliquini - per la quale pare
che le recenti politiche abbiamo avuto uno scarso successo sulle donne
(percentuali di ex fumatori del 16% per le donne e 39% per i maschi) e alla
ridotta abitudine a praticare sport (38% uomini contro 24% donne). Inoltre
esistono ancora rilevanti problemi di prevenzione anche in ambiti strettamente
femminili: il dato dell'estensione effettiva dello screening mammografico in
Italia è basso, pari al 62% delle donne che dovrebbero fare la prevenzione, per
di più con rilevanti differenze nord/sud; la percentuale di tagli cesarei è
ancora elevatissima (media italiana sopra il 40%) e tristemente in aumento,
malgrado linee guida specifiche ormai diffuse da tempo». (asca)
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